Le Gualchiere di Remole
Unica testimonianza ancora visibile dell’antica arte del gualcare il tessuto di lana è la struttura delle Gualchiere di Remole, situata nel territorio di Bagno a Ripoli.
Nel processo di produzione del tessuto di lana, la fase più complicata ed onerosa era quella della gualcatura dei panni, che richiedeva l’utilizzo dell’energia idraulica che doveva essere convogliata ai macchinari, attraverso una serie di opere di ingegneria idraulica. La gualchiera consisteva, quindi, in un insieme di congegni coordinati il cui scopo era quello di convogliare l’acqua, un sistema di canalizzazione e dei macchinari veri e propri per trattare il tessuto.
Alcuni di questi elementi sono ancora visibili nella struttura delle Gualchiere di Remole, attiva già dal XIV secolo, e che, a differenza di tutte le altre gualchiere dell’Arno inferiore, è posta sulla riva sinistra del fiume. L’edificio, prospiciente l’Arno, è raggiungibile attraverso una serie di ponti in muratura (quasi tutti ottocenteschi) che permettevano di passare il canale utilizzato per convogliare l’acqua ai macchinari (gora di carico); caratterizzato da due massicce torri merlate e da una pianta quadrata, la struttura ricorda quella di un castello medioevale, con il borgo tradizionalmente destinato agli alloggi per i lavoratori ed i magazzini, sul lato opposto del piazzale principale.
Di notevole interesse le opere di ingegneria idraulica indispensabili per il funzionamento della Gualchiera: la pescaia delle Sieci, lunga quasi 200 metri, costruita prima di una grande ansa dell’Arno in modo da creare un grande bacino profondo in grado sia di assicurare il rifornimento d’acqua anche in periodi di siccità che di frenare eventuali inondazioni ed allagamenti; la casellina, un edificio abbastanza piccolo al cui interno erano custoditi appositi verricelli che regolavano l’apertura e la chiusura della cataratta, che permetteva il passaggio o meno dei fasci di tronchi provenienti dal Casentino e diretti fino a Firenze, e i meccanismi per la regolazione del flusso d’acqua nel canale.
Le ruote idrauliche delle gualchiere venivano azionate da un flusso d’acqua regolabile mediante apposite cassette chiamate docce, alle quali l’acqua arrivava tramite bocchette di presa, visibili ancora oggi in periodi di magra del fiume, per poi defluire dai canali di scolo in Arno.
Tali opere di ingegneria, databili intorno alla seconda metà del XIV secolo, evidenziano la magistrale capacità tecnica e l’intelligenza creativa di chi le progettò, ma anche della famiglia che ne promosse la realizzazione, quella degli Albizi, che ne mantenne la proprietà fino al 1541, quando la proprietà passò alla Corporazione dell’Arte della Lana.
Sulle origini del complesso di Remole, alla luce anche della sua caratteristica struttura, ci sono due diverse teorie contrastanti: da un lato si afferma che il sito era preesistente allo sviluppo della produzione della lana, come castello medievale databile intorno al X secolo; dall’altro, nonostante la struttura ricordi il tipico fortilizio, l’eccessiva esilità delle strutture murarie non farebbe ricondurre l’edificio a un vero e proprio castello, ma si tratterebbe di un complesso costruito ex novo intorno al XIV, a compimento dell’Opus Novarum Gualcherarum.
La decadenza dell’industria laniera fiorentina determinò la fine della funzione delle Gualchiere di Remole, le cui pile furono sostituite da altrettanti mulini per soddisfare le crescenti richieste alimentari di una Firenze in continua espansione.
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